R-EVOLUTION 2018
In mostra circa 100 fotografie realizzate da 8 autori di fama nazionale e internazionale che raccontano il mondo di oggi attraverso la fotografia di architettura, reportages e artistica.
Dalla situazione di centinaia di migranti, per lo più afghani, siriani e iracheni, che hanno trovato rifugio nei depositi abbandonati lungo la ferrovia a Belgrado nel loro cammino di avvicinamento ai confini dell’Unione Europea; al raccontare Genova con uno sguardo diverso che denuncia i contrasti e gli elementi di interesse che questa strada la Sovraelevata crea nell’ordinarietà di tutti i giorni; e dall'altro canto la rende una delle protagoniste indiscusse della sviluppo urbano di Genova.
Al rappresentare il volto femminile del buddhismo, nel loro quotidiano vivere, spirituale e materiale. Tra i confini temporali di ogni alba e tramonto, scanditi da riti che si ripetono quasi immutati e immutabili. Dove, sempre e da sempre, la luce è cordone ombelicale, ad un capo il piccolo dentro, all’altro l’immenso fuori. Al reportage demo antropologico di una piccola comunità calabrese, indagando in maniera quasi intima e raffinata la conservazione di valori sacri che si tramandano dall’antichità, conservando con gesti e gestualità tipiche della religiosità delle genti del mediterraneo.
Progetto sul Mozambico, un’esperienza di viaggio insolita che, come un’esperienza di vita, aggiunge emozioni ma soprattutto sottrae la via già battuta e conosciuta per lasciare spazio invece ad una ignota per poi smarrirsi nella memoria di una perdita ancora più grande, quella della madre.
Alla fotografia di architettura realizzate da Calatrava e racconta della relazione uomo-natura, ponendo l’attenzione sul limite umano rispetto alla grandiosità della imprevedibilità della natura.
Al raccontare attraverso i ritratti degli abitanti e il paesaggio lo spostamento formale della capitale dalla vecchia Yangon a Naypyidaw. la quale sembra ancora molto lontana dal diventare una capitale vera e propria. Rimane, piuttosto, un agglomerato amministrativo con intorno township abitate da più di un milione di persone. Per questo non può essere considerata una Ghost City. Le diverse aree sembrano semplicemente dei luoghi appartenenti ad un tempo ed uno spazio differente.
Ad utilizzare il linguaggio fotografico per narrare paesaggi urbani in cui alcuni possenti edifici, o scorci di essi, delineano un percorso visivo quasi senza tempo. Nelle fotografie non compaiono persone o elementi contemporanei – autoveicoli, insegne, infrastrutture moderne − che possano contestualizzare temporalmente i luoghi e la scelta di desaturazione quasi totale del colore accresce l’aura di tempo sospeso. Colpisce, nello scorrere le immagini, la solidità e la compattezza stilistica di queste architetture che sembrano uscite da un set medievale: i cieli che le sovrastano sono sempre nuvolosi con il risultato visivo di una luce diffusa che nulla concede alla spettacolarità della luce mediterranea. Questi paesaggi urbani sono il contrario del cartolinesco, si inscrivono nella consolidata tradizione di una fotografia geometricamente rigorosa che parte dalle esperienze ottocentesche di Alinari per giungere fino al contemporaneo Gabriele Basilico.
L’evento è stato promosso e organizzato dal Matera International Photography in collaborazione con il CNA Basilicata e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti.
Matera | Ottobre 2018
Dalla situazione di centinaia di migranti, per lo più afghani, siriani e iracheni, che hanno trovato rifugio nei depositi abbandonati lungo la ferrovia a Belgrado nel loro cammino di avvicinamento ai confini dell’Unione Europea; al raccontare Genova con uno sguardo diverso che denuncia i contrasti e gli elementi di interesse che questa strada la Sovraelevata crea nell’ordinarietà di tutti i giorni; e dall'altro canto la rende una delle protagoniste indiscusse della sviluppo urbano di Genova.
Al rappresentare il volto femminile del buddhismo, nel loro quotidiano vivere, spirituale e materiale. Tra i confini temporali di ogni alba e tramonto, scanditi da riti che si ripetono quasi immutati e immutabili. Dove, sempre e da sempre, la luce è cordone ombelicale, ad un capo il piccolo dentro, all’altro l’immenso fuori. Al reportage demo antropologico di una piccola comunità calabrese, indagando in maniera quasi intima e raffinata la conservazione di valori sacri che si tramandano dall’antichità, conservando con gesti e gestualità tipiche della religiosità delle genti del mediterraneo.
Progetto sul Mozambico, un’esperienza di viaggio insolita che, come un’esperienza di vita, aggiunge emozioni ma soprattutto sottrae la via già battuta e conosciuta per lasciare spazio invece ad una ignota per poi smarrirsi nella memoria di una perdita ancora più grande, quella della madre.
Alla fotografia di architettura realizzate da Calatrava e racconta della relazione uomo-natura, ponendo l’attenzione sul limite umano rispetto alla grandiosità della imprevedibilità della natura.
Al raccontare attraverso i ritratti degli abitanti e il paesaggio lo spostamento formale della capitale dalla vecchia Yangon a Naypyidaw. la quale sembra ancora molto lontana dal diventare una capitale vera e propria. Rimane, piuttosto, un agglomerato amministrativo con intorno township abitate da più di un milione di persone. Per questo non può essere considerata una Ghost City. Le diverse aree sembrano semplicemente dei luoghi appartenenti ad un tempo ed uno spazio differente.
Ad utilizzare il linguaggio fotografico per narrare paesaggi urbani in cui alcuni possenti edifici, o scorci di essi, delineano un percorso visivo quasi senza tempo. Nelle fotografie non compaiono persone o elementi contemporanei – autoveicoli, insegne, infrastrutture moderne − che possano contestualizzare temporalmente i luoghi e la scelta di desaturazione quasi totale del colore accresce l’aura di tempo sospeso. Colpisce, nello scorrere le immagini, la solidità e la compattezza stilistica di queste architetture che sembrano uscite da un set medievale: i cieli che le sovrastano sono sempre nuvolosi con il risultato visivo di una luce diffusa che nulla concede alla spettacolarità della luce mediterranea. Questi paesaggi urbani sono il contrario del cartolinesco, si inscrivono nella consolidata tradizione di una fotografia geometricamente rigorosa che parte dalle esperienze ottocentesche di Alinari per giungere fino al contemporaneo Gabriele Basilico.
L’evento è stato promosso e organizzato dal Matera International Photography in collaborazione con il CNA Basilicata e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti.
Matera | Ottobre 2018
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