POESIA: PER IMPARARE AD ASCOLTARSI
Ho sempre amato la poesia, perché la possibilità di potersi esprimere con poemi, diventa una ulteriore porta di accesso al mondo delle emozioni.
La poesia ha un magico potere, col suo ritmo, con la sua musicalità, con parole che toccano le nostre corde, di entrare in una connessione diretta e a volte rapida con il battito del nostro cuore, risvegliando un sentire autentico, profondo e umano aiuta ad esprimere le proprie emozioi oppure leggendo una poesia ci sembra che il poeta stia parlando proprio con noi, si stabilisce così un contatto intimo, universale e personalissimo al contempo.
Quindi la poesia diventa matrice di un contatto con il proprio corpo e le proprie emozioni che vengono fissate attraverso non semplici parole ma una decostruzione e ricostruzione del presente e del passato nel qui-e-ora reale.
La poesia porta a realizzare una connessione tra parte cognitiva e razionale, creando così un’espressione metaforica e non giudicante. In questo modo, si aiuta a ripristinare la corretta collaborazione tra Mente-Corpo-Cervello.
La poesia diventerà uno strumento per poter accedere all’ascolto del proprio Sistema Emozionale, ad accettare i messaggi del proprio corpo, a non rimuovere le sensazioni ma a restare in ascolto. In particolare la poesia dà la possibilità di amare quelle parti di sé ritenute sgradevoli, grazie alla reinterpretazione delle sensazioni percepite.
“Date voce al dolore; il dolere che non parla, bisbiglia al cuore sovraccarico e lo fa scoppiare” (Shakespeare, 1623) consiglia Malcolm a Macduff nella terza scienza del quarto atto del Macbeth: trovare le parole per esprime una sofferenza traumatica è il primo passo per lenire un dolore. Quanto più un dolore è enorme, tanto più è indicibile, inesprimibile, incomunicabile. La poesia, è, di per sé, come l’arte in generale, esplorazione del cono d’ombra della esistenza, di tutto ciò su cui il lume della conoscenza, o della consapevolezza, non permette al momento di fare chiarezza. E, come ogni vera esplorazione di uno spazio, di un tempo e di un contenuto ignoti, comporta un rischio, che vale la pena di correre nella misura in cui <<ciò che resta lo fondano i poeti>> "(Hölderlin, 1803)
Con degli stimoli si possono creare le proprie poesie, ci sono diverse tecniche di scrittura che aiutano a mettere a fuoco i propri disagi che a volte faticano a trovare un nome, uno di questi è il metodo caviardage® oppure l’Haiku che permette di arrivare all’essenziale, porta ad essere nel qui e ora in quanto utilizza un riferimento alla natura.
Nell’Haiku la costruzione di immagini della natura, porta la persona a porre attenzione alle luci, ai colori, ai suoni e profumi. Porta a dare forma con parole semplici al caos di emozioni e sentimenti. Il dare sfogo ai sentimenti di rabbia, dolore, apatia, porta a un rilassamento della mente e questo permette di comprendere cosa si sta provando.
Le poesie diventano schegge dell’anima.
Nello spazio poetico, creato con l’arteterapeuta, il cliente potrà così essere libero di essere quello che “non è” nella vita per necessità di doversi conformare a richieste ed aspettative degli altri.
In ogni caso egli riceve poi dei rimedi poetici, cioè delle poesie inerenti al suo disagio, che potrà leggere e rileggere, dalle quali potrà lasciarsi accompagnare, guidare e curare.
Carla Cantore
Arteterapeuta | Fotografa