LA LOGICITÀ O ILLOGICITÀ DELLE SCELTE
Ogni giorno noi prendiamo infinite decisioni alcune in maniera automatica e altre in maniera ponderata.
Come prendiamo queste decisioni? Sicuramente pensiamo di usare una logica ma molto spesso le nostre decisioni sono il frutto di pochi dati, che consideriamo sufficienti, altre volte decidiamo per evitare di perdere o di rischiare troppo, altre volte è una preferenza in una situazioni di alternative, altre volte lasciamo fare al caso o ciò che ci passa nella mente; altre volte siamo mossi da credenze, stereotipi o pregiudizi che tendiamo a considerare erroneamente verità assolute.
Quindi gli aspetti che caratterizzano le decisioni o prendere decisioni sono: avere una serie di possibilità o opzioni; il secondo che per alcune decisioni non siamo in grado di conoscere con certezza gli esiti; terzo aspetto forse quello più importante è la consapevolezza del decisore.
Quando scegliamo in maniera consapevole utilizziamo una strategia che prevede che il dire sì preveda di accettare il dire no a qualcos’altro. Spesso però ciò che noi riteniamo capacità decisionale consapevole di prendere decisioni e di assumere i rischi di tali decisioni è influenzata dai nostri stati emotivi.
Dagli studi di Kahneman e Tversky negli anni ’70 è emerso che nel processo decisionale l’uomo ha la tendenza a ignorare, sottovalutare o sopravalutare alcuni dati, ad essere influenzato dalle emozioni e dal modo in cui è organizzato il problema.
Nel corso della vita associamo a una scelta un’emozione, tale associazione tra le emozioni che viviamo nella situazione attuale e il tipo di stato emotivo provato nel passato in una situazione analoga, ci guida nelle situazioni a valutarle positive o negative, agiscono come campanello di allarme nel considerare una scelta svantaggiosa e a farci compiere una scelta diversa. Quindi le nostre scelte sono condizionate da come ci siamo sentiti nel passato e diventano la nostra guida e bussola nelle situazioni.
Quindi è importante entrare nel nostro spazio interiore, riconnetterci con noi stessi e con i nostri perché. Questo non basta per prendere le decisioni giuste. Occorre anche cercare di andare un po’ più a fondo rispetto alle emozioni che ci hanno spinto a fare quelle scelte e comprendere quali bisogni e desideri ci hanno portato a fare quelle scelte.
E’ importante quindi guardarsi alle spalle in modo da riuscire a unire i puntini e capire in che modo le cose sono successe nella propria vita e ci hanno portato dove ci troviamo ora come ha spiegato Steve Jobs durante il suo discorso all’università di Stanford circa il dilemma “seguire le passioni o trovare un lavoro”.
La seconda parte è partire da un punto più in là e questo guardare avanti richiede immaginazione e sforzo mentale per costruire un futuro possibile.
Marty McFly e lo scienziato Emmett “Doc” Brow, nella saga Ritorno al futuro, viaggiano nel tempo cambiando alcuni eventi con conseguenti ripercussioni sul presente e sul futuro che vivono. Questa modalità di approccio può essere utilizzata per aggiustare non il futuro ma il presente stesso dove dobbiamo prendere le decisioni giuste.
Dopo è importante mettere in pratica la tecnica chiamata PERT (Project Evaluation Review Techniqhe), una tecnica ampliamente usata in ambito accademico, aziendale e governativo. Il PERT consente di tradurre i concetti in mappe fisiche, attraverso le quali è possibile risalire all’origine di una idea o di un obiettivo seguendo piccoli passi logici. Questo metodo si è dimostrato estremamente efficace per raggiungere con successo un traguardo.
Quando si lavora su un obiettivo, in particolare attraverso le mappe PERT è importante saper cogliere i passi da fare, per questo si suggerisce dalla fine: se il mio obiettivo è organizzare una cena memorabile, si analizzerà l’ultimo passo quello in cui gli ospiti sono andati via, quindi ci si concentrerà sul momento chi riordinerà la stanza? chi sparecchierà la tavola? quindi faremo la valutazione se ci sono delle persone che ci potrebbero aiutare in questo: che possono accompagnare gli ospiti alla porta, che ci aiuteranno a riordinare e valutare inoltre il tempo necessario per ciascuna attività.
Questo metodo è un valido supporto per pianificare i propri obiettivi.
Indipendentemente dal metodo usato, uno degli elementi più importanti per riuscire a conseguire un obiettivo, come dicevo in precedenza, è la capacità di immaginare se stessi in azione, fino al raggiungimento del risultato, e soprattutto di percepire le sensazioni fisiche che ciò ci può dare, assaporandone il “gusto”, cosa che alcune persone non riescono a fare.
Provando a percepire le sensazioni fisiche, cercheremo di renderci conto di tutte le implicazioni che comportano la nostra decisione “voglio fare lo scrittore”; riuscirò a vivere grazie alla produzione dei miei testi? oppure mi troverò in una situazione di sofferenza economica e sarò costretto a rivolgermi a qualcuno per le mie necessità o allo stato per la mia pensione? Questa decisione “porta gioia e felicità” nella mia vita e in quella degli altri, arricchisce la mia vita, aggiunge valore? Mi sento pieno di energia sapendo che creerò anche alcuni minuti di benessere a chi leggerà i miei articoli?
Facciamo un altro passo: mi pentirò o rimpiangerò di non aver dedicato tempo al mio partner? alla mia famiglia? ai miei figli per concretizzare questo obiettivo? Questo progetto sarà solo un impegno molto faticoso o porterà un cambiamento radicale nella mia vita: come un trasferimento, un licenziamento o una promozione? Avrà quindi un impatto sul mio futuro?
“E’ meglio compiere un passo nella direzione sbagliata che rimanere nello stesso punto per tutta la vita.
Una volta che si è avviati è possibile correggere la direzione durante il percorso.
Il vostro navigatore automatico non è in grado di guidarvi se rimanete immobili.”
Maxwell Maltz
Carla Cantore
Arteterapeuta | Fotografa